segunda-feira, 26 de março de 2012

Ai presbiteri, 67-68 (Enzo Bianchi)


Un presbitero privo di una vita intellettuale,
cioè in primo luogo incapace di assiduità alla lettura,
avanza a grandi passi verso la decadenza spirituale,
a risentirne saranno anzitutto
la sua adorazione e la sua contemplazione,
progressivamente più aride e più povere,
ma poi anche la sua predicazione e, infine,
la sua autorevolezza all'interno della comunità cristiana.

Sappiamo bene che l'esito di una scarsa vita intellettuale,
del mancato esercizio del pensare,
non consiste solo in una ristrettezza di orizzonti,
ma sovente si traduce anche in una condizione di miseria spirituale
in cui si è esposti a derive opposte e speculari:
da una parte l'influenza del relativismo che dissolve la fede,
dall'altra quella del fondamentalismo che,
sotto la maschera di un'identità forte e rassicurante,
prelude ogni ricerca
ed è intollerante verso in cammini diversi dal proprio.

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